E veniamo così a Giuseppe Bellomo, la cui figlia Grazia sposerà Vito Loconsole, linea genealogica presente in questo sito. Giuseppe, figlio di Gaetano e Grazia Carrassi, incarna quel ramo di famiglia che sceglie di abbandonare la navigazione per dedicarsi al commercio e al negozio.
Nell’atto di matrimonio con Carmela Corallo del marzo 1885, lui viene definito industriante, quindi imprenditore, ma ben presto negli atti di nascita dei suoi figli verrà indicato come pizzicagnolo, cioè venditore al minuto di salumi e formaggi, o poi merciaio e commerciante. Dai ricordi famiglia sappiamo che Giuseppe tra le due guerre mondiali è stato un importante commerciante all’ingrosso di bitumi e prodotti per l’edilizia che importava ed esportava via mare, anche all’estero, attività ereditata dai suoi figli. Alla sua morte nel maggio 1951 viene ricordato come Decano del commercio barese.
La sua vita con Carmela Corallo inizia in strada Boccapianola, a Bari vecchia, poi in via Latilla, strada limitrofa alla città vecchia, per arrivare in un sontuoso appartamento in un classico palazzo murattiano di via Roberto da Bari (ora sostituito da un palazzone moderno) dove Carmela muore nel febbraio del 1932 colpita da un infarto: la mattina in cui la figlia Francesca doveva andare al Comune per fare la promessa con il futuro marito Domenico Amatulli, non si svegliò. Aveva 66 anni ed era una gran signora, aveva anche una carrozza personale! Giuseppe resterà a vivere nella casa di via Roberto da Bari, da dove nel 1946 partirà il sontuoso corteo funebre per la prematura scomparsa del figlio minore Nicola, e poi si trasferirà nell’elegante villa liberty di corso Alcide De Gasperi (attuale Corso Benedetto Croce lato via Capruzzi, naturalmente demolita per fare spazio a moderni palazzoni) insieme alla figlia Giuseppina. Ed è qui che morirà, come detto, nel 1951 a 87 anni.
Il primogenito della coppia, Gaetano, nasce nel 1888 e muore nel 1957, sposa nel 1914 Teresa Caporusso; secondo l’atto di matrimonio lui è un impiegato delle Poste, lei figlia di un cambiavalute, ma secondo i ricordi di famiglia i Caporusso erano commercianti di tessuti.
Benedetto nasce nel 1897 e muore nel 1979, sposerà Rosa Dragone, che muore di tubercolosi lasciando una bambina piccola, e Benedetto sposerà in seconde nozze Donata Scaringella. Potrebbe essere lui il Benedetto Bellomo di cui si parla sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 07 settembre 1941 nell’articolo “Furti assegni bancari” vittima di un furto di un formaggio e alcuni sacchi di tela dalla sua casa di via Abbrescia da parte di tre ragazzini di 10 anni, poi arrestati e denunciati al Tribunale dei minori. Anche papà Giuseppe è comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno nell’articolo “I nodi al pettine” del 03 marzo 1902 perché vittima di un furto di biancheria da parte di un certo Nicola Luprano poi arrestato.
Nel 1903 nasce Andrea Bellomo che sposa Maria Rosaria Mastronardi nel 1923, figlia di Vitantonio Mastronardi e Grazia Bellomo, cugina di Andrea (di cui abbiamo parlato nell’articolo 1827-1906 Gaetano Bellomo e Grazia Carrassi). I Mastronardi erano proprietari di pescherecci, tra i primi con le celle frigorifero, ma il loro nome è famoso anche per il figlio Domenico, baritono di fama internazionale; un bell’omaggio alla sua figura si può leggere nell’articolo di Alfredo Giovine pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell’11 agosto 1984 dal titolo “La voce barese del teatro lirico”, nel quale si cita l’amico Andrea Bellomo, amico nonché cognato come sappiamo. Andrea compare in un altro articolo dello stesso giornale del 04 marzo 1931 “Infortunii” in cui si racconta che, mentre nel suo negozio metteva a posto un barile di catrame, ha subito un incidente a seguito del quale c’è stata l’asportazione parziale dell’ultima falange dell’anulare sinistro rimasto schiacciato tra muro e barile. L’azienda di materiali per l’edilizia del cav. Andrea Bellomo fu Giuseppe esiste ancora.
Il figlio minore di Giuseppe Bellomo e Carmela Corallo è Nicola, nato nel 1909 e morto prematuramente nel 1946 a causa di un infarto mentre era in vacanza a Merano. Commerciante, ben inserito nel jet set, era destinato a diventare un’incisiva figura del commercio barese, ma è andato via troppo presto e non ha fatto in tempo a sposare la fidanzata dott.ssa avv. Franca Milella. Nei ricordi di famiglia si descrivono funerali imponenti con carrozze, cavalli e saracinesche abbassate in segno di lutto su corso Vittorio Emanuele. Sarebbe interessante trovare qualche documentazione ufficiale di tale funerale.
Anche le figlie di Giuseppe e Carmela hanno fatto matrimoni degni del loro status sociale. Grazia, nata nel 1892, sposa nel 1913 l’ebanista Vito Loconsole, capace di realizzare mobili di grandissimo prestigio, imbarcatosi purtroppo in una brutta avventura finanziaria che lo ha costretto a rinunciare al suo sogno di aprire una propria ditta di mobili e a rimanere nella sua bottega di via Bonazzi. Giovanna nasce nel 1895 e muore nel luglio 1969, pochi mesi dopo il marito Onofrio D’Amore, impiegato della Questura di Bari, zio di don Vincenzo Fiore, amatissimo parroco della chiesa del SS Sacramento del quartiere Carrassi. Maria nasce nel 1899 e muore nel 1986, sposa nel 1926 Francesco Rosario delle Donne, professore originario del Salento, medaglia d’oro per la pubblica istruzione, morto nel 1967, il cui necrologio ricorda la vita dedicata all’insegnamento. Nel 1901 nasce Giuseppina la cui storia d’amore con lo scultore Anselmo Bazzoni sarebbe degna di un capitolo a parte. Innamorati sin da giovani, si sono sposati quarantenni a causa di una promessa fatta da Anselmo ai suoi zii, con i quali era cresciuto a Bari, lontano dalla sua città di origine Forlì. E pare che a mettere lo zampino per far rincontrare i due eterni innamorati sia stata proprio una Loconsole. Molte sculture di Anselmo sono presenti nel Cimitero monumentale di Bari. Giuseppina morirà nel 1970. Nel 1905 nasce Francesca, che sposa Domenico Amatulli, ingegnere di Noci, nell’estate del 1932, dopo aver dovuto rimandare le nozze a inizio anno a causa della morte della mamma della sposa. Francesca muore nel novembre del 1983. Proprio le figlie di Francesca sono state la fonte preziosa dei ricordi rievocati in questa storia e le ringrazio per le grandi emozioni che i loro racconti hanno suscitato.
Domenico Loconsole e Pasqua Albergo
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