Massari
Prima casa del Borgo Murattiano, da "Bari Antica, coll. n. 1"
Da Giuseppe a Saverio Massari (prima metà del XVIII sec.-1929)
Di famiglia benestante, Marino Massari è un falegname della fine del Settecento che, insieme ai suoi figli (morti piuttosto precocemente) e ai suoi nipoti, si inserisce nel boom edilizio che travolge Bari da quell’aprile del 1813 in cui re Gioacchino Murat pose la prima pietra del nuovo Borgo fuori dalle mura. Dal 1815 fino agli anni Quaranta-Cinquanta la città si trasforma in un grande cantiere, che le vicende storico-politiche non fermano, anche se ne modificano gli obiettivi. I primi progetti rispondono all’esigenza di realizzare fuori dalle mura una zona residenziale, senza piazze e spazi pubblici, per accogliere una popolazione sempre più numerosa, che non poteva rimanere rinchiusa negli spazi esigui della città sul mare. Piano piano le pretese della borghesia commerciale prendono il sopravvento: si ha bisogno di case nuove, spaziose ed eleganti, ma anche di negozi, depositi e locali per le nascenti attività industriali. E poi c’è bisogno di strade ampie per il commercio e il passeggio e di nuovi palazzi pubblici, luoghi del potere politico ed economico (ad es. la Camera di Commercio), oltre che di teatri e caffè. Simbolo della nuova città è il corso Ferdinandeo (attuale corso Vittorio Emanuele), il quale sorge di fatto lungo il percorso delle antiche mura smantellate nel 1819 ed è nettamente separato dalla città vecchia nascosta dai palazzi.
In questa “nuova città” grande, solida, elegante, pulita, con palazzi realizzati con stile e tecnica architettonicamente e artisticamente rilevanti, i lavoratori dell’edilizia hanno l’opportunità di guadagnare, crescere professionalmente e affermarsi socialmente, quando riescono a trasformarsi da maestranze edili in veri e propri costruttori e speculatori edilizi, che costruiscono palazzi non per viverci ma per rivenderli. Come spiega Dino Borri in “Città e ‘piano’ tra Illuminismo e riforma sociale” (in Storia di Bari nell’Ottocento, vol. 2, pag. 216, Laterza, Bari 1994), tra i principali acquirenti di suoli per la costruzione dei nuovi isolati murattiani ci sono anche i maestri muratori, che agiscono spesso in cordate familiari o con speculatori. “Esponenti del ceto nobiliare operano in società con imprenditori, mercanti e faccendieri; agli originari ‘maestri muratori’ si affiancano o si sostituiscono sempre più spesso veri e propri imprenditori edili” (Idem, pag. 232).
I Massari incarnano lo spirito imprenditoriale che contraddistingue la città nella prima parte dell'Ottocento; istruiti e ben inseriti nella società alto-borghese che anima il Borgo murattiano, nel periodo postunitario la famiglia lega il suo nome, oltre che alle attività edilizie, anche ai pubblici uffici.
[Si ringrazia la famiglia Massari per il contributo attivo reso alle ricerche e alle storie presenti in questo sito]
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A Bari nel 1756 Giuseppe Massari di Natale sposa Pasqua Maggio di Marino (il cui cognome è originariamente indicato come De Maggis, poi italianizzato in Di Maggio). I due vivono in zona Castello, lui probabilmente è un falegname, proveniente da una famiglia che doveva essere piuttosto attiva nella vita pubblica e produttiva della città; tanto è vero che nella loro discendenza troveranno posto personaggi rilevanti nell'intero Regno di Napoli. Giuseppe Massari muore nel 1799.
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Natale Massari (1757-1802), figlio di Giuseppe e Pasqua Maggio, intagliatore, sposa Maria Giuseppa Stripoli e dal loro matrimonio nasce intorno al 1789 Marino, Ingegnere di Ponti e Strade per il Regno di Napoli, una figura di grandissimo spessore sociale e culturale, tra i primi a frequentare la Scuola di Applicazione di Napoli, fondata nel 1811, nominato nel 1839 Ingegnere di Prima Classe del Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade del Regno delle Due Sicilie.
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A fine Settecento a Bari in zona Castello vive la famiglia di Marino Massari e Francesca Lionetti, coetanei nati nel 1759 e sposatisi nel maggio del 1782. Marino, figlio di Giuseppe e Pasqua De Maggis (poi volgarizzato in Maggi), è un falegname, mestiere che scelgono anche i suoi figli maggiori Giuseppe e Saverio, i quali muoiono appena quarantenni a distanza di un solo anno: il primo nel 1826 (era sposato con Francesca D'Ambrosio) e il secondo nel 1827 (era sposato con Carmina Armenise). Stessa strada sceglie, inizialmente, anche il terzogenito Natale, che nel 1818 sposa Nunzia De Tullio.
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La famiglia di Saverio Massari, figlio di Marino e Francesca Lionetti, e Carmina Armenise, figlia di Francesco e Gaetana Satalia, si forma nel dicembre 1808. Saverio è falegname come il padre e i suoi fratelli e come loro sa scrivere e firma tutti gli atti pubblici in cui è testimone o dichiarante.
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Sulle spalle di Marino Massari, nato nel 1809 da Saverio e Carmina Armenise, poggia l’intera storia della famiglia, poiché è l’unico figlio maschio che diventa adulto, si sposa e con i suoi figli permette alla linea genealogica di andare avanti. Muratore, istruito, perde il padre a 18 anni e si occupa insieme al nonno omonimo dei suoi fratelli e delle sue sorelle, delle cui morti precoci si trova spesso a essere testimone.
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Nel 1862 Saverio Massari, figlio maggiore di Marino e Antonia Vitucci, muratore di 21 anni, sposa Maria Dentuto, sedicenne, nella chiesa di San Giuseppe, zona della città in cui lei è domiciliata con la famiglia, che con ogni probabilità appartiene al ceto medio borghese. Il padre Raffaele Dentuto infatti è un facchino, certo ben inserito nelle attività commerciali cittadine, tanto da poter arrivare ad avere in vita il titolo di proprietario.