Il più grande dei figli di Francesco Iacobone e Maria Giuseppa Di Pasquale, è Pasquale Iacobone, nato presumibilmente nel 1769, sposatosi a circa 20 anni con Luigia Casamassima, di mestiere fornaro. Nel Catasto provvisorio di Canosa del 1814 (presso Archivio di Stato di Bari) Pasquale risulta proprietario di vigne e terreni coltivati a sementi e di un sottano/soprano in Largo San Leo. Nell’agosto 1823 insieme al fratello Ludovico vende a Savino Mosca le terre a Conca d’Oro e si discarica anche del sottano di San Leo.

A differenza dei fratelli, Pasquale basa il suo benessere sia sul lavoro alla fornace di proprietà di Ludovico sia sulle terre, considerato che anche la moglie Luigia porta in eredità una buona porzione di vigne. Tutte rendite che, associate al lavoro della fornace, garantiscono probabilmente un livello di vita medio-alto, tale da rendere la famiglia molto vicina ad altre famiglie benestanti del paese.

Il 16 dicembre 1832 Pasquale Iacobone muore a 59 anni e lo scenario familiare tende a modificarsi. Dopo una settimana, a ridosso del Natale 1832, Luigia vende 107 vigne di viti di sua proprietà, guadagnando 115 ducati (Atti del notaio Francesco Matarrese anno 1832, Archivio di Stato di Trani), probabilmente per affrontare le difficoltà intrinseche alla gestione delle proprietà di famiglia e al bisogno di denaro. Luigia Casamassima muore nel gennaio 1840 a 66 anni.

Dei figli maschi solo Savino, il maggiore, si è dedicato alla vita da contadino, ma di lui si perdono le tracce dopo il 1840, anno della morte della giovane moglie Brigida Saccinto sposata nel 1820, che non dovrebbe avergli dato figli.

La secondogenita Grazia a 22 anni nel 1821 sposa Michele Patruno, falegname coetaneo, figlio di falegname. I loro primi figli Domenico ed Emilia nascono a Canosa, ma nel luglio 1829 li ritroviamo a Bari dove, nella casa di strada Beccheria a San Nicola, nasce Luigia, che viene battezzata a San Giovanni. Come spiega Annastella Carrino in “I flussi migratori: strategie individuali e di gruppo” (da Storia di Bari nell’Ottocento, Laterza, Bari 1994, pagg. 45-92) negli anni Trenta dell’800 a Bari si registrano flussi di immigrazione più consistenti da parte di coppie di coniugi entrambe forestieri, e numerosi sono gli artigiani attratti dalla possibilità di guadagno in un momento di boom edilizio; ma grazie a migliori infrastrutture viarie e a una mobilità più semplice, mantengono vivo il rapporto con i paesi di origine. I coniugi Patruno/Iacobone si stabiliscono in città, dove nasceranno gli altri loro figli, i quali però purtroppo moriranno tutti tra il 1831 e il 1834 in tenerissima età; vivranno in strada Tresca e apparterranno alla comunità della chiesa di San Benedetto. Il legame con Canosa però non si spezza, lo dimostra il fatto che la ragazza prenderà presto con sé il fratello minore Francesco (che ha circa 15 anni), forse per aiutare la famiglia dopo la morte di Pasquale. Dopo soli vent’anni dal trasferimento a Bari, la famiglia Patruno si presenta come una famiglia benestante, ben inserita nel mondo alto-borghese cittadino. Don Michele Patruno, proprietario, è fra coloro che hanno diritto al voto nelle elezioni per il primo Parlamento eletto concesso dai Borbone nell’aprile 1848 e con lui c’è anche il figlio Domenico, studente in ingegneria/architettura. La figlia, Donna Emilia Patruno sposa a Bari nel 1850, presso la chiesa Vallisa, il notaio andriese Don Gioachino Leonetti, figlio di proprietario. L’architetto Domenico Patruno sposa nel 1854 Donna Grazia Ventura di Bisceglie, appartenente a una ricca famiglia di commercianti. L’entourage in cui vivono è di tutto rispetto, gente di cultura, maestri di musica e di lingue, notai e legali e, ovviamente, proprietari; una delle loro figlie Virginia nel 1872 sposa un dottore fisico, cioè un medico internista non chirurgo. Don Domenico comparirà anche fra i consiglieri della neonata Camera di Commercio nel 1864 (Atti dell’Archivio di Stato di Bari).

Il terzogenito Domenico, sposatosi sei mesi prima della morte del padre con Maria Costanza Bufo, si è dedicato alle attività della fornace di famiglia insieme ai cugini e allo zio Ludovico, per poi intraprendere con successo la strada della vendita del vino.

La figlia più piccola, Nunzia, nel 1836 a 24 anni dà alla luce un bambino che viene registrato alla nascita come figlio legittimo di Pasquale di Luigi Iacobone, 27enne falegname, appartenente a un altro ramo della famiglia Iacobone. Un ramo benestante che trae origine dal nonno, Pasquale di Oronzo, panettiere che muore nel 1833 con lo status di proprietario. La vicinanza tra questo ramo Iacobone e quello generato da Francesco di Domenico è evidente in molti atti pubblici, e sarà consolidato dal matrimonio tra i due ragazzi l’anno dopo la nascita del loro primo figlio (1837), che Nunzia potrà riconoscere solo nel 1854, quattro anni prima di morire a soli 46 anni.

Il figlio minore di Pasquale e Luigia, Francesco nato nel 1815, segue la sorella Grazia a Bari dove viene avviato al mestiere di falegname, come il cognato Michele, che sembra essere stato capace di affermarsi e arricchirsi grazie alla sua arte. Francesco però, dopo le nozze del 1841 con la barese Vittoria Fresa, sceglie di fare il commerciante di caffè, attività che gli darà benessere e un’ottima posizione sociale.

Domenico e Costanza Bufo

Francesco e Vittoria Fresa

 

© www.vitemairaccontate.it