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Categoria: Iacobone
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Francesco Iacobone, figlio di Pasquale e Luigia Casamassima, nasce a Canosa nel 1815 ma cresce a Bari con la sorella maggiore Grazia, che alla fine degli anni Venti dell’Ottocento lascia Canosa con il marito Michele Patruno e due figli molto piccoli per trasferirsi nella città capoluogo, che, grazie al suo dinamismo edilizio, attraeva muratori e artigiani specializzati come i falegnami, mestiere di Michele.

Di certo si sa che la prima figlia barese di Grazia nasce nel 1829 e che a questa data a Canosa il padre Pasquale probabilmente non gode di ottima salute, tanto che morirà dopo qualche anno e che la mamma Luigia deve vendere dei vigneti per poter andare avanti. Quindi Francesco, molto più piccolo degli altri fratelli, viene affidato alla sorella maggiore che trasferendosi in città potrà garantirgli un futuro migliore. Il ragazzo cresce in strada Vallisa frequentando la parrocchia di San Benedetto, come la famiglia della sorella, e si approccia al mestiere del cognato. Ritroviamo Francesco, falegname, in un atto pubblico a 26 anni, quando il 10 ottobre 1841 sposa Vittoria Fresa, diciannovenne barese, figlia di Cesareo, calzolaio, e di Maria Nicola Capri. I due ragazzi si sposano nella chiesa di San Gaetano, comunità alla quale fa riferimento la famiglia Fresa, protagonista della vita politica ed economica di Bari sin dai primi dell’Ottocento ma originaria di Vasto. È proprio grazie a questo legame che Francesco riuscirà a imporsi come commerciante in città e ad entrare di diritto nel ceto alto-borghese che animerà il nuovo Borgo murattiano. Non si dimentichi che nel frattempo anche la famiglia della sorella Grazia inizia la sua scalata sociale, che culminerà negli anni ’50. In questi stessi anni Francesco cambia status lavorativo, diventando caffettiere, cioè commerciante di caffè, attività che appartiene alla famiglia Capri, ramo materno di sua moglie Vittoria Fresa, e lascia Bari vecchia per risiedere nel Borgo murattiano.

Come spiega Angelo Massafra in “Produzione, commercio e infrastrutture nel decollo di Bari” (da Storia di Bari nell’Ottocento, Laterza, Bari 1994, pagg. 93-161) nella metà degli anni ‘50 nel nuovo Borgo si concentrava oltre un quinto della popolazione barese e una quota rilevante, e in costante crescita, delle attività produttive e commerciali. Gli esponenti della media e alta borghesia si trasferivano nelle case palazziate del Borgo, soprattutto nelle isole che si affacciavano sul corso Ferdinandeo (corso Vittorio Emanuele) perché più confortevoli, igieniche e decorose di quelle interne alla cinta muraria di Bari vecchia. Francesco e Vittoria all’inizio abitano nei pressi di San Gaetano (strada Inferriata) vicino alla famiglia di lei, qui nascono i primi figli, poi si spostano verso piazza Mercantile e strada Santa Barbara, fino a via Piccinni, dove nasce nel 1848 il loro primo figlio maschio Pasquale, e poi si muovono all’interno del Borgo murattiano (strada Argiro, via Calefati), probabilmente favorendo appartamenti con magazzini annessi o semplicemente appartamenti sempre più grandi e confortevoli. Perché è vero che la posizione professionale ed economica di Francesco cresce ogni anno di più, ma ogni anno cresce sempre più la sua numerosissima famiglia. Vittoria gli dà infatti dodici figli, di cui solo una muore nei primi anni; gli altri diventano tutti adulti e popolano di Iacobone una città che fino all’arrivo di Francesco non riportava questo cognome nei suoi registri di stato civile.

Francesco e Grazia Iacobone, emigrati da Canosa a Bari alla fine degli anni ’20, nella metà degli anni ’50 sono quindi due baresi benestanti alto-borghesi, che però non hanno dimenticato la famiglia e la città di origine. Nel 1852 Lucia, figlia del fratello Domenico e di Costanza Bufo, si sposa a Canosa e tra i testimoni c’è un Francesco Iacobone, che potrebbe essere (fra i tanti) anche il barese. In questi anni Domenico è una personalità di spicco a Canosa come venditore di vino, commerciante che ha sicuramente tutti gli interessi ad avere un legame di cuore e di affari con Bari. Idem per il giovane Francesco, che dall’aiuto del fratello più grande e affermato non può che ricavare vantaggi. Anche le nozze della figlia di Grazia Iacobone, Emilia Patruno, con un notaio andriese, testimoniano che i fratelli hanno ripreso a frequentare la zona ofantina, le terre della loro infanzia. E questo legame per le giovani generazioni degli Iacobone sarà sempre più solido e importante.

Del resto proprio in questa seconda parte del secolo la rete viaria verso l’hinterland barese e i grandi centri della provincia come Canosa diventa sempre più fitta ed efficiente, e così Bari si avvicina alla sua provincia. Bari sarà così caratterizzata da “infrastrutture, sviluppo economico e incivilimento dei costumi”, suggerisce Masella (ibidem, pag. 97), che ne faranno una delle capitali più dinamiche del Regno. Una città ricca, elegante e mondana, dove i caffè diventano luoghi di ritrovo e vita sociale, e questo permette agli affari di Francesco di crescere e alla sua famiglia di frequentare le famiglie più in vista, soprattutto quelle di commercianti di generi di lusso (caffè e liquori, gioielli, tessuti, abiti, calzature di alta moda). Il giovane Pasquale affianca il padre negli affari, e ne eredita l’attività quando Francesco muore a 60 anni il 26 aprile 1875, nella casa di via Calefati. Purtroppo però dopo tre anni anche il ragazzo muore a soli 30 anni, celibe.

Non si può dire che Vittoria Fresa rimanga sola. Vicino a lei c’è la sua famiglia di origine (tra le più influenti nel commercio barese di abbigliamento); e ci sono i numerosi figli, che una volta sposati generano numerosi nipoti, i quali porteranno avanti un cognome che ben presto e fino alla Seconda Guerra Mondiale si distinguerà nella Bari alto-borghese, trattandosi non solo di commercianti e imprenditori rinomati ma anche di docenti universitari e professionisti.

I FIGLI

Forse per affari o forse perché trattandosi di famiglie benestanti tendevano a vivere esclusivamente in cerchie ristrette, i giovani Iacobone contraggono matrimoni si può dire “di famiglia”. Non è un caso che ci siano tre matrimoni incrociati tra Iacobone, Fresa e la famiglia di sarti Diomede di Noicattaro, che avvengono quando il capostipite Iacobone è già morto.

Nel novembre 1876 Maria Luigia (che come tutti gli Iacobone trasformerà quel Luigia in Luisa), maggiore dei 12 fratelli, nata nel 1842 in strada Inferriata cioè quando ancora la famiglia viveva nella città vecchia e faceva capo alla chiesa di San Gaetano, sposa il sarto suo coetaneo Giuseppe Diomede, nato a Noicattaro, orfano di Vito Cesare, sarto, e Crescenza Brunetti, ormai residente a Bari con i suoi fratelli. Nel 1880 il fratello Vincenzo Diomede, sarto, sposa Maria Giuseppa Fresa, figlia di secondo letto di Cesare Fresa, cioè sorellastra di Vittoria Fresa e quindi zia dei giovani Iacobone. Da loro avrà origine una delle famiglie più rinomate di Bari, i Diomede Fresa. Nel 1884 ancora uno Iacobone, Nicola, sposa Angela Diomede, sorella dei due ragazzi sopra citati. Nicola Iacobone è nato nel 1861 nella casa di via Abate Gimma, terzultimo dei figli di Francesco e Vittoria Fresa, intraprende l’attività di meccanico che diventa quella di rivenditore di automobili. Muore nella casa di via Calefati nel 1911, tre anni prima della moglie Angela Diomede. Suo figlio Francesco Iacobone, impiegato, sposa nel 1915 Clelia Cusano, coppia di cugini a cui saranno molto legati Francesco Iacobone (figlio di Domenico e Dorotea) ed Erminia Pensieri, di cui questo sito segue l’ascendenza. Testimone di queste nozze sono Francesco Iacobone Diomede, figlio di Maria Luisa Iacobone e Giuseppe Diomede, e Michele Trione, entrambe negozianti. Iniziano così a comparire negli atti della famiglia i nomi dei maggiori commercianti della città. Per completare le informazioni diciamo che Maria Luisa Iacobone muore nel 1913 nella casa di via Dante Alighieri mentre il marito è morto nel 1904 nella casa di via Sagarriga Visconti.

Le prime figlie di Francesco Iacobone e Vittoria Fresa a convolare a nozza sono Grazia e Maria Nicola nel 1867, quando ancora il padre è vivo. Grazia sposa a febbraio il negoziante Michele Schirone. A giugno Maria Nicola sposa l’ebanista Agostino Sparapano, testimone delle loro nozze è il nonno Cesare Fresa.

Maria Nicola Iacobone nasce nel 1844 nella casa di piazza Mercantile sposa Agostino Sparapano, originario di Terlizzi, artigiano, in alcuni atti definito ebanista, in altri fabbro. Agostino muore nel 1885 nella casa di corte Lamberti, a soli 48 anni, ma Maria Nicola riesce a mantenere uno status sociale tale che le sue figlie più piccole, i cui matrimoni sono significativi, vengano appellate come “civili”. La primogenita Vittoria è una ricamatrice (attività propria della famiglia Iacobone e dei suoi affini) e sposa nel 1897 a 23 anni Andrea Casavola musicante, nato a Castellana ma residente a Perugia; lo zio della sposa, Nicola Iacobone, è testimone di nozze, mentre lo sposo viene autorizzato al matrimonio dal Ventesimo Reggimento di Fanteria. Francesca Sparapano sposa nel 1901 a 26 anni il civile Armando Favia di Bitonto, testimone un'altra grande personalità barese, il notaio Pasquale D’Addosio. Luisa Sparapano (nata nel 1879 e morta nel 1967) sposa nel 1904 il commerciante Saverio Monno, testimone i nozze il commerciante trentenne Sebastiano La Macchia, che qualche mese più tardi sposa Virginia Sparapano, 26 anni, il cui testimone di nozze è lo zio Domenico Iacobone, commerciante, o meglio rappresentante di tessuti, la cui famiglia resterà molto legata ai cugini La Macchia titolari di uno dei più importanti negozi di biancheria e abbigliamento di Bari.

Grazia Iacobone nasce nel 1846 in strada Santa Barbara e sposa Michele Schirone, negoziante, probabilmente titolare della Michele Schirone & Figlio, negozio di materiali edili (mattoni e stufe) e impianti sanitari in via Melo, spesso pubblicizzato sul Corriere delle Puglia e presente anche nell’Annuario d’Italia anno IX edizione 1894. Michele muore a 62 anni nel 1905 nella casa di via Celentano.

Michele Schirone sarà testimone di nozze del cognato Cesario Iacobone (nato nella casa di via Piccinni nel 1850 – morto nel 1932) che nel 1882 sposa Anna Suglia (1863-1933). Cesario o Cesare è definito in quasi tutti gli atti pittore e decoratore, anche se nel 1915 un Cesare Iacobone è titolare di una rivendita di vini e liquori in via Sparano. Anche i matrimoni dei loro figli aprono uno scorcio sullo status della famiglia. Il figlio Francesco, impiegato e poi negoziante, sposa nel 1911 Maria Cecilia Mincuzzi, il cui cognome dice tutto. Ma particolarmente interessante è il matrimonio del figlio Giuseppe, rappresentante di commercio, che a 30 anni nel 1920 sposa la cugina Crescenza Iacobone, figlia di Nicola e Angela Diomede (di cui abbiamo parlato sopra), che a questa data sono entrambe morti; testimoni di nozze il cugino Francesco Iacobone, impiegato. Ancora una volta troviamo un matrimonio in famiglia, tipico delle classi benestanti e di famiglie molto unite, dall’affetto e dagli affari.

Anche le figlie più giovani di Francesco Iacobone e Vittoria Fresa contraggono matrimonio con ragazzi appartenenti a famiglie di commercianti baresi. Carmela, nata nel Borgo nel 1858, sposa nel 1883 il commesso Nicola Passaquindici, testimone di nozze il fratello Nicola. Nei ricordi di famiglia Passaquindici era un commerciante e non più un commesso. Lucia, nata nel 1863 nella casa di via Argiro, sposa nel 1888 Nicola Abatescianni, anche lui commesso al momento delle nozze ma poi sempre definito commerciante. Suo fratello Giovanni era un professore celibe e nel 1897 è Nicola Iacobone a dichiararne la morte. Agli inizi del Novecento Lucia e Nicola vivono in via De Giosa.

Nel 1890 Giuseppe Iacobone, nato nella casa di via Argiro nel 1852, industriante probabilmente poi titolare di una rivendita dei monopoli di stato/tabacchi sposa Ippolita Abbracciavento, figlia di un pittore, che morirà nel 1902 a soli 34 anni per avvelenamento a quanto dice la Gazzetta del Mezzogiorno del 25/11/1902.

A testimonianza che il legame con Canosa non è mai stato sciolto e che gli Iacobone di Bari continuavano a frequentare i parenti canosini, ci sono due matrimoni. Chiara Iacobone, nata nel 1854 nella casa di strada San Ferdinando, nel 1886 sposa Savino Paulicelli, guardia municipale nato a Canosa. I due vivono a Bari e la loro prima figlia muore a soli tre giorni in una casa di via Bressani, dove viveva la sorella Carmela. Sabino trasformerà il suo status in operaio, ma poi darà il via alla rinomata famiglia di commercianti di materiale elettrico ed elettrodomestici.

A suggellare il legame tra i due rami della famiglia separatisi negli anni Venti dell’Ottocento le nozze del giugno 1893 tra il figlio più piccolo di Francesco Iacobone e di Vittoria Fresa, Domenico, commerciante, con la procugina Dorotea Iacobone, terzogenita dei canosini Pasquale Iacobone e quella Loreta Sorrenti da poco scomparsa. I due ragazzi si sposano a Canosa ma presto si trasferiscono a Bari, dove dopo qualche anno si trasferiranno altri canosini.

Vittoria Fresa, matriarca della fmaiglia, muore esattamente 30 anni dopo il marito, il 7 maggio del 1905 a 83 anni nella casa di via Calefati.

 

Domenico e Dorotea Iacobone

 

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