“La odierna città fatta priva del temuto castello, distrutto dagli uomini più che dalla edacità del tempo, ha abbandonata la vetta distendendosi a valle verso oriente con mediocri edifizii e con una tal quale regolarità di strade. È contornata da apriche e ridenti colline; in gran parte del suo agro va fiancheggiata dal serpeggiante corso dell’antico fiume Aufidium (ora Ofanto), alla distanza di circa 3 chilometri; gode di un territorio bastevolmente fertile in ogni sorta di produzioni. Non difetta infine di qualche buon pascolo, avendo la pastura dato luogo a dissodazioni per vigneti più che per altro; sicché trovati insufficienti i 15.000 ettari di agro canosino, sonosi gli abitanti spaziati nei finitimi territori per colonia, onde una ben discreta produttività in complesso, con conseguente commercio” (in Annuario storico-statistico-commerciale di Bari e Provincia 1882-1883 di Domenico Mele, Stab. Tipografico F. Petruzzelli e Figli, Bari 1883, pag. 163).

In questo modo viene presentata Canosa (denominata Canosa di Puglia con Regio Decreto del Re Vittorio Emanuele II del 4 gennaio 1863), città del Circondario di Barletta, nel 1883, quando ha 18.656 abitanti, una scuola elementare con dodici classi, un ufficio postale e telegrafico, la ricevitoria del Registro, l’Ospedale civile a cui si unirà a fine decennio anche la farmacia comunale dispensario farmaceutico. Nel 1884 viene fondato il primo istituto di credito, la Banca Prencipe di Napoli, a cui si unirà una Cassa Depositi e Prestiti.

Dal punto di vista delle infrastrutture Canosa riveste una certa centralità nel Distretto di Barletta. Negli anni Trenta viene realizzata la strada mediterranea che unisce Canosa a Noci, bretella fondamentale tra il nord e  il sud ovest barese, punto di unione con Basilicata, Terra del Lavoro,Terra d’Otranto e Taranto. Inoltre è un importante snodo viario nei collegamenti con Napoli.

Città storicamente contadina, ha avuto uno slancio produttivo a partire dal secondo decennio dell’Ottocento quando si è messo fine al regime della Dogana di Foggia e con la censuazione e privatizzazione delle terre del Tavoliere i terreni, prima vincolati al pascolo naturale e all’incolto, sono stati coltivati a grano e cereali. La produzione crealicola è stata piano piano affiancata, e soppiantata, da quella a seminativo e dalle colture arborate (viti, ulivi e alberi da frutta). In particolare, a partire dagli anni Quaranta dell’800, in tutto il Distretto barlettano, ma soprattutto a Canosa e nella valle dell’Ofanto, si afferma la produzione vitivinicola, stimolata da una sempre crescente domanda di vino. In tutta la Puglia dal 1851 la produzione di vino aumenta notevolmente, anche perché i vigneti rimangono immuni dalla crittograma e si riesce a innovare e perfezionare le tecniche di vinificazione, ottenendo vini di migliore qualità, e diversificando le uve.  A Canosa la produzione di vino domina negli anni 70-80 dell’Ottocento, almeno fino al 1887, anno della crisi doganale con la Francia, che penalizza le esportazioni di vini verso quei territori e mette in crisi la produzione canosina.Testimoni di questo boom economico sono i nostri Domenico Iacobone e Antonio Sorrenti.

Altri settori di produzione tradizionalmente rilevanti nell'800 sono quello dei mattoni, dei tegoli e dei tufi da costruzione.

Grazie ai processi di privatizzazione della proprietà terriera e al potenziamento della produzione agricola, che porta a un aumento del valore dei terreni anche del 200-250%, Canosa è protagonista di una crescita economico-sociale che ha come conseguenza anche una notevole crescita demografica. Tra il 1815 e il 1861 in città si registra una crescita della popolaizone del +80,93%, passando da 7.127 a 12.985 abitanti (dati presi da Enrica Di Ciommo, Bari 1806-1940. Evoluzione del territorio e sviluppo urbanistico, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag 67).

Domenico Iacobone e Costanza Bufo

Sorrenti e Di Simone

 

 

 

 

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