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Categoria: Zambetta
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Tommaso Zambetti, figlio di Domenico e Felice Carofiglio, sposa nel 1827 nella chiesa di San Giovanni Emmanuella Donatelli, figlia del fu Luigi e di Cecilia Gelao; sono entrambe ventenni e abitano in strada San Vito. Tommaso è un molinaro e l’entourage in cui si muove è composto da molinari, venditori di grano, maccheronai, mestiere che gli verrà attribuito in alcuni atti degli anni Trenta, e vaticali, professione svolta anche dal fratello di Emmanuella, Sabino Donatelli, morto 40enne nel 1849.

E’ però al commercio che Tommaso si dedica definitivamente a partire dagli inizi degli anni Quaranta, quando viene definito vaticale o merciaiuolo, cioè commerciante al dettaglio. Attività che lo porta nella seconda metà degli anni Sessanta a vivere e lavorare a Taranto, passando probabilmente dalla vendita diretta ambulante anche ad altri servizi su cui i vaticali si specializzano, come spiega Biagio Salvemini in “La ‘città del negozio’. Mercato, identità, poteri”, pag. 310, in Storia di Bari nell’Ottocento, vol. 2, Laterza, Bari 1994: “I vaticali si ritagliano un ruolo non solo nel trasporto delle merci ma anche nella contrattazione e nella fase di prima concentrazione e anche i facchini baresi hanno da giocare un ruolo non del tutto subordinato, in particolare nei riguardi di quei produttori che sono in grado di trasportare le loro merci in città e che si vedono offrire da essi servizi di senseria ben organizzati e in qualche misura istituzionalizzati”. Quando negli anni Settanta Tommaso è nuovamente a Bari il suo status sarà quello di negoziante e industriante, a testimonianza di una carriera solida in ambito commerciale.

La famiglia di Tommaso ed Emmanuella vivrà tra San Vito, la Cavallerizza e Santa Teresa delle Monache, dove nel 1842 nasce l’unico figlio maschio Domenico, che si dedicherà prima ad attività edilizie come muratore, poi diventerà pastaio come il suocero e infine commerciante di generi alimentari. Le figlie fanno matrimoni diversificati, confermando che la famiglia è inserita in ambienti di vario tipo, dal semplice bracciante pagato a giornata al calzolaio, dal muratore al commerciante, categorie all’epoca socialmente ed economicamente più rilevanti. 

Infatti se la primogenita Felicia, nata nel 1828, sposa il villano Giovanni Carofiglio nel 1850 nella chiesa di San Giovanni, la secondogenita Cecilia, nata nel 1831, sposa nel 1853 il merciaiuolo Vincenzo Santoro nella chiesa di San Benedetto, in entrambe i matrimoni i testimoni sono legati al mondo del commercio. Cecilia morirà vedova nel 1914, ormai ottantenne, nella casa di via Pizzoli, la dichiara il figlio Giovanni operai meccanico; in questo atto però lei viene chiamata erroneamente Lucia.   

Rosa, nata nel 1836, sposa nel 1858 nella chiesa di Santa Scolastica il muratore Francesco Cascione, mestiere già intrapreso da suo fratello Domenico; la donna muore nel 1905, vedova, nella casa di via Santa Chiara. È un giornaliere, cioè lavoratore a giornata (non sappiamo in quali settori), Sabino Chiummarulo marito di Filomena Zambetta, nata nel 1839; i due si sposano nel 1867 a Santa Scolastica, testimoni sono due marinai, ambiente nel quale è possibile che il ragazzo lavorasse. A queste nozze il papà della sposa, Tommaso, non partecipa in quanto risulta residente a Taranto, dove probabilmente gestisce attività commerciali. Sarà un caso ma nell’atto di morte di Filomena, avvenuta nel 1915 nella casa di via Torretta, quando è già vedova, si dice che lei è nata a Taranto.  

Le tre figlie minori di Tommaso Zambetta ed Emmanuella Donatelli sposano tre calzolai e tra i testimoni delle nozze ci sono dei vaticali, mestiere probilmente affine a quello del loro padre: Luisa, nata nel 1834, sposa nel 1860 a Santa Scolastica, Emanuele Costantino; Prudenza, nata nel 1844, sposa nel maggio 1868 Michele Oreste, originario di Altamura, e muore vedova nel 1910, nella casa di via San Francesco; Maria Carmela, nata nel 1848, sposa nel 1872 Giovanni Alfonso. A quest’ultimo matrimonio Emmanuella Donatelli non sarà presente, perché muore nel settembre del 1868 a 60 anni nella casa di strada San Giovanni; dichiara la morte il genero Francesco Cascione.

Tommaso invece muore 12 anni dopo, nel 1880, a quasi 80 anni, e gli viene riconosciuto lo status di industriante, cioè piccolo imprenditore, noi sappiamo nel commercio. Tommaso muore in una casa di via Melo, stesso indirizzo in cui abita in quel periodo l’unico figlio maschio Domenico, e forse non è un caso che a dichiararne la morte siano proprio il suocero e il cognato di Domenico, cioè Francesco Prudente, pastaio, e Costantino Prudente, barbiere.

Domenico Zambetti e Vittoria Prudente

 

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