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Categoria: Iacobone
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Tra gli anni ‘20-‘30 del 1800 l’Italia è nel pieno fervore dei moti carbonari e nel Regno delle Due Sicilie Francesco I riorganizza il Real Esercito, cercando di fare della forza armata un valido puntello della monarchia, minacciata dalle esperienze carbonare e murattiane vissute anche dalla popolazione meridionale. Nel novembre del 1830 il ventenne Ferdinando II di Borbone salì al potere.

“Accolto dall’entusiasmo popolare, suscitò grandi speranze, sia tra il popolo, sia tra la borghesia, per i suoi progetti di riforma economica del Regno delle Due Sicilie (…) Dal maggio del 1831 il re con una serie di viaggi prese diretto contatto con le popolazioni delle province esaminando personalmente i problemi locali e sollecitando lo zelo dei funzionari” (Ipertesto-Percorsi di storia locale). L’economia pugliese è prettamente agricola, la Capitanata è la maggiore produttrice di grano del Regno, mentre in Terra di Bari e d’Otranto si investe nella coltivazione di uliveti per la produzione di olio. Bari e Barletta sono due dei principali porti commerciali, le cui merci (soprattutto l’olio) vengono indirizzate verso le altre città del Regno e verso l’Inghilterra e la Francia. Si incrementa l’esportazione di vino, cosa che crea un fiorente indotto per il processo di produzione e distribuzione che richiedeva magazzinieri, cantinieri, carrettieri, bottai, fabbricanti di casse, scaricatori e barcaioli. I proprietari terrieri iniziano a organizzarsi in Società agrarie con l’idea di potenziare e ammodernare l’agricoltura; la borghesia commerciale si affaccia sulla scena urbana. Le scarse condizioni igienico-sanitarie e la grande massa di gente povera rende le campagne e le città facili focolai di epidemie, tra cui colera e vaiolo. (Ipertesto-Percorsi di storia locale). Canosa di Puglia si sta trasformando in una città piuttosto grande, la popolazione aumenta e con essa arrivano epidemie che culminano in quella del 1842.

In questo scenario storico-sociale nel giugno 1832 Domenico Iacobone, figlio di Pasquale e Luigia Casamassima, sposa la diciottenne Maria Costanza Bufo. Il loro sarà un matrimonio lungo 54 anni, punto di origine di un ricco e affermato gruppo familiare alto-borghese di possidenti, in cui ogni singolo membro sembra essere stato capace di tessere relazioni importanti e di contribuire alla rapida ascesa sociale ed economica dell’intera famiglia.

Al momento delle nozze Domenico ha 24 anni e lavora alla fornace di famiglia con il padre, lo zio Ludovico e i cugini, ai quali è molto legato, tanto da comparire come testimone in molti dei loro atti pubblici. Insieme a Ludovico il ragazzo è testimone di atti pubblici della famiglia di Antonio Iacobone, un trainante, nato ad Andria intorno al 1778 ma vissuto a Canosa, figlio anche lui di un Francesco Iacobone e Anna Mantolino. Come già visto per la sorella di Domenico, Nunzia che sposa uno Iacobone di un altro ramo benestante,  si conferma la cooperazione tra rami diversi della famiglia, in questo caso per scopi professionali: Antonio in quanto trainante svolge un’attività necessaria tanto ai produttori e commercianti di mattoni, quanto ai commercianti e produttori di vino (le due attività principali in cui si specializzano le nuove generazioni degli Iacobone che traggono origine da Francesco e Maria Giuseppa Di Pasquale). E non si può escludere che fosse in qualche modo loro socio. Non si deve dimenticare che “vetturini e vaticali svolgono un ruolo importante anche nel settore del commercio al dettaglio spesso itinerante. Infatti essi non si limitano a trasportare merci solo per conto altrui ma spesso assumono in proprio i rischi e i vantaggi della vendita diretta” (in “Ceti e professioni a Bari nell’Antico Regime” di Angelo Massafra, pag. 50, in Storia di Bari nell’Antico Regime vol. 1, Laterza, Bari 1991).

Nel corso della sua gioventù Domenico si rivela un avveduto imprenditore. Verso la metà degli anni ’40 lascia la fornace di famiglia e intraprende l’attività di cantiniere, sicuramente più redditizia e in voga in quel momento storico, probabilmente in società con il cugino Francesco di Carlo Iacobone. Sarà questa attività a portarlo spesso nelle città principali di Terra di Bari, come Barletta, Andria, Trani, dove tesse legami di affari e di famiglia con altri cantinieri e alto-borghesi.

Nel frattempo insieme alla moglie Costanza mette al mondo 12 figli (di cui quattro muoiono in tenera età), ai quali si riserva una vita benestante, inseriti nei migliori ambienti di Canosa, Barletta e Trani, e molto presto anche di Bari, dove si sono trasferiti i fratelli di Domenico, Grazia a Francesco. In quanto proprietario, Domenico cerca per le sue figlie mariti dello stesso livello sociale: proprietari, professionisti, civili e negozianti.

La primogenita Lucia nata nel 1833 sposa un piccolo proprietario terriero, Giambattista Di Bari, nel novembre 1852. Uno dei due testimoni in chiesa è Francesco Iacobone. Quale? Francesco di Carlo, cantiniere, probabilmente socio in affari di Domenico, destinato a una fiorente carriera politica e ad accumulare ricche proprietà in città. Francesco di Ludovico, fornaciaro, da sempre vicino a Domenico e alla sua famiglia insieme al padre. Francesco di Pasquale, cioè il fratello di Domenico (zio della sposa quindi), che vive a Bari sin da bambino. Qualunque esso sia una cosa ancora una volta viene confermata: la solidarietà di famiglia, la vicinanza in ogni occasione importante tra tutti i componenti del gruppo familiare degli Iacobone. Giambattista Di Bari entra in questo grande gruppo a 27 anni e diventerà una figura importante: sempre presente negli atti pubblici di famiglia, è testimone di nascite, morti e nozze di cognati e nipoti, e sarà anche testimone nell’atto di morte di Domenico. Se è vero che questi era impegnato per le sue attività commerciali in frequenti spostamenti, è probabile che Giambattista sia diventato il primo riferimento maschile della famiglia. Lucia e Giambattista non avranno figli; lei muore a 75 anni nel 1908 nella casa di via Lapide, lui muore esattamente un anno dopo a 84 anni nella casa di via Carmelitani.

Le altre tre ragazze Iacobone si sposano tra il 1862 e il 1872: Luigia con Gioacchino Digiovinazzo, cantiniere di Barletta; Savina con il possidente Riccardo Papagna; Addolorata con il gentiluomo di Palo del Colle, Francesco Paolo Maiorana, maestro elementare a Canosa. Purtroppo muoiono tutt’e tre piuttosto precocemente: Luigia a soli due anni dal matrimonio, all’età di 22 anni, senza aver avuto figli; Addolorata dopo 5 anni dalle nozze a 26 anni, probabilmente per le complicanze del parto della figlia Anna avvenuto una settimana prima della sua morte (e la bimba morirà dopo nove giorni dalla mamma); Savina a 35 anni. L’immenso dolore della morte delle tre giovani figlie, viene in qualche modo debolmente ricompensato dai successi dei tre figli maschi. Pasquale e Francesco (rispettivamente primogenito nato nel 1838 e ultimogenito nato nel 1860) portano avanti il commercio di vino insieme al padre, attività che cresce tanto da farli identificare non solo come cantinieri, venditori di vino, negozianti, ma anche come industrianti, cioè produttori di vino in quelle che potevano essere le prime aziende di produzione imbottigliamento. Di contro l’altro figlio Savino, nato nel 1852, si dedica alla vita pubblica.

La possidente Costanza Bufo muore il 9 gennaio 1886 a 71 anni nella casa di Vico Pietro Giannone, teatro di tutte le vicende familiari più importanti della famiglia dagli anni ’60 dell’Ottocento. Due anni dopo il 7 luglio 1888 Domenico, ottantenne, sposa Anna Lucia Tarallo, una vedova di 40 anni nata a Minervino Murge. Un matrimonio che potrebbe avere diverse interpretazioni poiché mancano le carte ufficiali, in particolare i testamenti del possidente Domenico Iacobone. Il quale muore il 20 aprile 1893, poche settimane prima del compimento degli 85 anni. A settembre morirà a 32 anni il figlio minore Francesco, che lascia la moglie Savina Storelli con tre bambine tra i 6 e 1 anno, incontro alla quale andrà il cognato, vedovo di Luigia, Gioacchino Digiovinazzo, che la sposerà nel 1896.

Il 1893 sarà un anno importantissimo per la famiglia, perché la lunga serie di eventi che si susseguono li invoglierà a tagliare i rapporti con Canosa e a costruirsi una nuova strada a Bari.

Pasquale Iacobone e Loreta Sorrenti

Savino Iacobone

 

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